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lunedì 7 settembre 2009

Noi,quelli della"MECAP"...PE GENERESCION,ragazzii a modino con sani principi


La rifiholona…macché ve la rihordahe?
Quella menaha di festa pe’fa’arricchire i mestihatori che vendéano lo stucco a peso d’oro?
C’è irraster che s’è compraho la casa ni’Casentino(in qui’cazzo di posto che si chiama Pratarutoli…o quarcosa di’genere) co’la scusa di facci dièrtire a scaracchiare caccole di stucco in que’tubi di’cazzo!
Quelli ‘un po’ più grandi di noi,l’eran cresciuhi co’i’mito di’pirulino.Lo spunto di’ laòro minorile e sottopagaho l’è stato daho da quelle mezze seghe che si mettéano,sulle panchine de’giardini sott’i’ sole de’primi di settembre,a fare strisce di carta a mazzetti e a legalle co’un elastiho pe’poi infilassele nella cinta de’carzoni,da ‘ndo spenzolaàno pronte all’uso.Capacità e abnegazione tali da smòere l’interesse di murtinazionali in cerca di manodopera a buon mercato .Sarà questa dedizione a strappare queste strisce della larghezza giusta(troppo stretta no perché si disfaceva,troppo larga invece i’pirulino si…strozzàa),a avvorticiolassele intorno ai’pollice e all’indice,pe’poi sbiascicare la parte finale della striscia in modo che la “saliva”facesse da collante pe’tenere tutto insieme,che purtroppo creerà questo nefasto fenomeno.Ma ‘unn’era finiha qui,i’corpo finale l’era ciucciare la punta facendo roteare i’pirulino…Porca m…,ma che si facéa i de’pompini senza accorgisene!!!
Mayala…!Sai come sarebbe staho se l’aèssero fatti anche le femmine…i pirulini.Sai come ci sarebbe venuho i’mar di pancia a vedegnene fare…attro che stucco,vieni qua,dammi la… RIFIHOLONAAAA!!!
Quarche leggenda metropolitana racconta che i pezzi di merda più pezzi di merda,mettessero gli spilli in cima ai’proiettile di carta,e mirassero alle gambe delle figliole in gonna.Ciò ha fatto sì che nascesse la moda de’gìinse pe’le ragazze…e noi che si credéa fosse staha una scerta spontanea pe’sembrà più…fihe!
Rimanendo “ai’missilino di carta”,c’è da dire che ‘un venìa usaha una carta quarsiasi.La prima scerta cadeva su quella de’quaderni,ma corrispondéa anche alla prima scerta de’nostri genitori tra i motivi pe’quali pigliacci a nocchìni ni’ccapo.Allora si optàa pe’quella delle riviste patinahe che la mamma avéa belle letto,attrimenti l’eran nocchìni un’artra vòrta.In urtima ipotesi c’era quella di’giornale quotidiano,ma dopo aver daho la ciucciaha finale,t’andài a giro pe’una settimana co’scritto su’labbri:“LA NAZIONE”.
Comunque pe’noi “l’Era de’pirulini” l’era ai’tramonto,noi s’è vissuto l’avvento dello stucco.
C’era du’modi pe’prohurasselo:andasselo a comprare da i’mestihatore o ruballo da’furgoni de’vetrai.
I’panetto si appiccicava ‘ntorno alla cerbottana che veniva prohurata dopo ave’fatto mille considerazioni:la prima regola l’era non compralla dai cartolaio (i’buon vecchio:Vinicio)perché,ortre a fattela pagare uno stonfo,faceva anche cahare.L’era di plastica e di buho largo,e si sa…di buho largo l’è bòna poha roba! Tanto da dover fare i pallini di stucco grossi come mandarini, caratteristica da scartare a priori onde evitare d’essere sempre a ricomprare lo stucco o andare a ri-raccattallo dopo aéllo sparaho,ma ci si mescolàa i’brecciolino.La più gettonaha veniva rihavata dalle bacchette pe’le gabbie degli uccellini,che le si troàvano dai’civaiolo(i’buon vecchio Filippini.Quanta panchina…).L’eran stecche lunghe un metro e le ‘un costavano una sega,bisognava però taglialle in due(così s’avéa quella di riserva o pe’la doppietta)perché sennò si piegàa e la mira andàa a fassi fottere.I’difetto l’era che l’erano zigrinahe e in quelle righe ci rimanéa tutto lo stucco.
Quelle professionali,invece,le si troàvano dall’elettricista (i’buon vecchio Fiaschi) e l’eran d’ottone,indeformabili(quasi),ma con la filettatura in cima e in fondo.
Siccome le battaglie l’eran sempre più agguerrihe,una cerbottana ‘un bastàa mai e allora si ricorreva alla doppietta o anche alla tripletta,corredahe di impugnature tipo mitra.Questa l’era la fase che entraàno in gioho gl’acchiappini pe’i’buhato e delle crisi isterihe delle mamme e delle nonne,quando si troàvano co’i’catino pieno di panni pesi spiombahi da tendere,e arrivando a’fili de’panni s’accorgevano che gli s’eran poppahi tutti.L’acchiappino…opscional immancabile e multifunzionale:potéa fare da distanziatore pe’la doppietta,e da impugnatura pe’quella stile mitra.
Anche pe’lo stucco esistevano le cosiddette armi non convenzionali…e l’erano delle bacche rosse che crescevano nelle siepi d’Isola (solo in quelle…),nome originale: “GERMOGLIUS DI SIEPUS DI PIAN DI FANFANUS”.L’erano grappoli di ‘hesti pallini che nascosti dentro lo stucco quando t’arriàvano nelle gambe o ne’bracci ti facéan moccolare da i’male.
Tutto potéa essere un bersaglio:le nonnine sulle panchine,che quando andaàno dalla parrucchiera,questa,in quelle teste cotonahe, la ci trovàa aimmeno un etto di stucco.Poi ci si diértiva a sparare agl’autobùsse di passaggio,pe’ la felicità de’passeggeri a’finestrini che ci rimettevan gl’occhi come pe’sputar pe’terra.Ai piccioni,a’cani,a’gatti…e alle fihette compagne di classe.Via,via che ci s’avvicinàa ai’7 Settembre,la mira si faveva sempre più infallibile,peccaho che i’giorno della Rifiholona ci s’era belle rotti i coglioni di stare a finire i’fiato in que’tubi di merda e si’tornàa a giocare a pallone lasciando godere la seraha alle femminucce co’le loro…RIFIHOLONE.
“Passalaaaaaa….”

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